“Obama Dimezzato: L’America verso Il 2012”

Francesca Giuliani (May 11, 2011)
Le elezioni Statunitensi del 2012 si avvicinano. i-Italy incontra uno dei due autori del saggio che ripercorre le vicende del mandato presidenziale di Barack Obama alla luce del colpo subito alle elezioni di medio termine

Maria Teresa Cometto (Corriere della Sera) e Glauco Maggi (La Stampa) sono due giornalisti che sull’America la sanno lunga. La osservano e la studiano per il pubblico italiano dal 2000, anno in cui si sono trasferiti a New York. Hanno fatto in tempo ad ammirare le Torri Gemelle ancora erette e le hanno viste sbriciolarsi, increduli in quel tragico 11 settembre che ha cambiato le direzioni della storia contemporanea.

Oggi Cometto e Maggi pubblicano “Obama Dimezzato: L’America Verso Il 2012”, un agile saggio che ripercorre le vicende del mandato presidenziale di Barack Obama alla luce del trauma subito alle elezioni di medio termine, analizzando i risultati raggiunti e le promesse non mantenute e proiettandoli verso il 2012, ormai sempre più vicino. I-Italy ha parlato del libro con uno dei due autori, Maria Teresa Cometto. Glauco Maggi è in questi giorni in Italia per una presentazione del libro.

Il titolo è “Obama Dimezzato”: cosa significa?

Si riferisce alle elezioni di midterm che hanno segnato la metà del mandato di Obama. Obama è arrivato a metà del guado, ma ha anche perso metà del Parlamento. Dimezzata è la supermaggioranza assoluta di cui godeva quando è stato eletto, e che gli ha consentito di far votare la riforma finanziaria e la riforma sanitaria, due punti importanti della sua agenda.

Dimezzato, inoltre, perché fino a prima del blitz contro Osama Bin Laden il tasso di approvazione nei suoi confronti era sotto al 50%. Nel gennaio ‘09 era partito con un indice di gradimento pari al 70%. Il calo è stato notevole. Dopo il successo dell’operazione contro il capo di Al Qaeda comunque c’è stato un balzo all’insù di 9 punti percentuali ed il tasso di approvazione è tornato sopra il 50%.
 

Il midterm è stato un duro colpo per il presidente, ma era possibile mantenere aspettative così alte come quelle che su di lui molti nutrivano quando è stato eletto?

Le attese su Obama quando è stato eletto erano a livello messianico, del resto però
sono state alimentate da lui stesso. In un famoso discorso aveva detto che, se fosse stato eletto, gli oceani si sarebbero abbassati perché il global warming avrebbe smesso di minacciare la terra.

L’entusiasmo era esagerato ed era realistico che venisse ridimensionato. Comunque ci sono diversi esempi di presidenti sconfitti a midterm che poi si sono ripresi benissimo, Clinton è senz’altro il caso più simile. Obama ha davanti a sé molto tempo per recuperare.

A suo favore gioca il fatto che l'opposizione non ha ancora espresso un candidato credibile per poterlo sfidare.
 

Nel vostro libro è presente una sezione dedicata alla “pagella di Obama”. Com’è questa pagella per il momento?

Dipende da come la si vede. Le due promesse più importanti mantenute, la riforma sanitaria e la riforma finanziaria, continuano ad essere molto controverse.

La riforma sanitaria tra l’altro non entrerà completamente in vigore fino a dopo le prossime elezioni, quindi Obama può godere di un intervallo di tempo in cui gli americani non avvertiranno ancora gli effetti negativi della manovra come l’aumento del costo delle polizze sanitarie, ma non avvertiranno nemmeno gli effetti positivi, come l’allargamento delle prestazioni sanitarie anche per chi è sotto una certa soglia di reddito.

La riforma finanziaria deve essere ancora in gran parte applicata, molti già la criticano perché sostengono che a causa di essa la competitività di Wall Street sia diminuita rispetto a quella di mercati in espansione come quello cinese. Tra le promesse non mantenute da Obama spicca la mancata chiusura Guantanamo, la riforma energetica e la riforma della politica. Obama ha già messo al lavoro l’organizzazione della sua campagna elettorale addirittura due mesi fa, a Washington. Questa volta - lo si è letto su Politico – farà uso molto più pesante dei grandi finanziatori, i cosiddetti bundler, cioè coloro che mobilitano i sostenitori più ricchi. Sappiamo che questa è una zona grigia in cui il lobbismo e chi cerca futuri favori dall’amministrazione sono la regola. In questo frangente Obama non ha preso la sufficienza.
 

Dalle elezioni di midterm si è capito che in America la presenza dei conservatori è vivissima, così come lo sono i valori di destra. Come interpreta questo fenomeno?

L’America è effettivamente una right nation, i valori di patria religione e famiglia sono al centro dell’identità statunitense e il centro dell’elettorato aderisce a questi valori. Nei primi due anni del suo mandato Obama ha portato avanti una politica decisamente di sinistra, soprattutto con la riforma sanitaria. In vista delle elezioni 2012 il presidente dovrà tenere conto della necessità di riconquistare questo centro, o centro destra. Si sono visti degli accenni in questo senso quando ha accettato il compromesso con i repubblicani per mantenere le tasse al livello attuale, cosa molto importante perché gli tutti economisti oggi concordano che un rialzo delle tasse costituirebbe un ulteriore duro colpo all’economia americana. Anche la ripresa del tema dell’eccezionalità americana nell’ambito del discorso che Obama ha tenuto dopo il blitz contro Bin Laden rappresenta un tentativo di riconquistare l’elettorato di centro.


Veniamo all'attualità. Il blitz contro Osama Bin Laden sarà un game-changer durante la prossima tornata elettorale?

Sicuramente lo è stato per adesso. La campagna elettorale di fatto è già cominciata e gli americani sono stati molto contenti di vedere il successo del loro Commander in Chief, che ha mostrato ancora una volta al mondo di cosa è capace l’America, ma da qui alle elezioni la strada è ancora lunga. La cattiva notizia che Obama ha dovuto dare agli elettori, e che è giunta in contemporanea a quella buona della cattura di Bin Laden, è che il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è risalito al 9%. E’ senz’altro la nube più scura all’orizzonte, per Obama. Tutti sanno - lui compreso - che le condizioni dell’economia e il sentimento di stabilità delle famiglie americane saranno determinanti per la sua rielezione.
 

E’ ancora realistica l’ipotesi dello svolgimento di primarie democratiche di cui si era discusso subito dopo la sconfitta di midterm?

E’ sempre possibile perché l’area più a sinistra del Partito Democratico è molto insoddisfatta delle promesse non mantenute da Obama, ad esempio per la mancata chiusura di Guantanamo e per l’aumento dell’impegno militare. Sembra comunque uno scenario improbabile dopo la cattura di Bin Laden. Oggi Obama ha pienamente riaffermato la propria leadership nel partito, sarebbe suicida se qualcuno volesse sfidarlo dall’interno.

Il lIbro viene presentato Milano il 12 maggio 2011 – ore 18:30
Istituto Bruno Leoni - Piazza Castello 23, Milano

Obama dimezzato: l'America verso il 2012
Presentazione del volume di Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi

Intervengono:
Glauco Maggi (coautore del volume)
Marco Leonardi (Università di Milano)
Carlo Lottieri (Università di Siena - IBL)
Vittorio Emanuele Parsi (Università Cattolica di Milano).

Coordina:
Daniele Bellasio (Il Sole 24 Ore).

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