Il bestseller “Caos Calmo” presentato all'Istituto di Cultura Italiana di NY

Antonella Iovino (May 03, 2011)
L'intervista all'autore Sandro Veronesi ha permesso di approfondire le immagini che lo hanno ispirato nella scrittura del romanzo e il loro valore simbolico

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Lo scorso giovedì all'Istituto di Cultura Italiana di New York lo scrittore Sandro Veronesi ha presentato il suo bestseller 'Caos Calmo' nella versione inglese “Quiet Chaos', intervistato da Giancarlo Lombardi, docente dell'università CUNY al college di Staten Island e al Graduate Center.

La conferenza è stata introdotta da Giovanni De Sanctis, responsabile del dipartimento Affari Culturali- Lingua e Letteratura- dell'Istituto di Cultura. Ha spiegato come Sandro Veronesi venga definito da molti come lo scrittore italiano contemporaneno più importante: autore molto prolifico, è uno scrittore, saggista e giornalista. Ha pubblicato sette romanzi, una raccolta di poesie e cinque saggi. Senza dubbio può essere considerato uno dei migliori rappresentanti del panorama intellettuale italiano di oggi.

Il suo libro “La forza del passato” ha vinto il premio Viareggio-Repaci e il premio Campiello ed è stato finalista del concorso Zerilli-Marimò. Nel 2005 ha vinto il premio Strega per Caos Calmo, tradotto in inglese da Michael F. Moore, co-presidente della commissione di traduzione del PEN American Center.

 

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L'espressione ossimorica del titolo è una prima chiave di lettura del romanzo: è la storia di una calma routine improvvisamente sconvolta. Il protagonista, Pietro Palatini, durante una giornata di mare cerca di salvare la vita a due donne e rischia di affogare lui stesso; tornato a casa anziché poter raccontare della disavventura alla famiglia è sconvolto dalle luci di un'ambulanza: la sua compagna è morta per un inaspettato malore. All'improvviso arriva il caos a sconvolgere la sua vita. Pietro abbandona il lavoro ed inizia a trascorrere intere mattinate in un piccolo parco accanto alla scuola della figlia, diventando un personaggio bizzarro per il quartiere. È il ritratto di una vita alla deriva per il dramma di una morte, descritto dall'autore con la ricerca di un forte approfondimento interiore.

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Giancarlo Lombardi inizia la conversazione con l'autore in un approccio innovativo: parte dalla fine del romanzo, dai ringraziamenti dove Veronesi scrive “ Quando si scrive si è soli”. Una frase, nota Lombardi, che fa da corollario all'intero romanzo. Subito dopo il lutto, Pietro è infatti circondato da molte persone, ma sa che il suo dolore non può essere condiviso realmente con nessuno. Lombardi nota come la chiave di lettura del romanzo sia il concetto di trauma: un evento che non viene vissuto, perchè accade troppo velocemente, il cui spettro torna quindi a riproporsi più volte nel corso della vita. “ Non si tratta di un romanzo di azione, ma la descrizione di eventi che si ripetono metodicamente. Una frase molto eloquente è quella di Pietro che di fronte alla scuola della figlia dice: è il muro del pianto senza pianto”, conclude Lombardi.

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Veronesi risponde citando una frase a lui cara : "Non siamo soli, ma ci sentiamo soli. Il mio protagonista va a vivere la sua solitudine di fronte alla scuola della figlia. È la prima volta che mi viene chiesto il significato simbolico di quest'immagine; sebbene questo sia stato una libro molto fortunato, nessuno mi ha mai chiesto perchè abbia scelto l'immagine della scuola. Si tratta del luogo dove si va per imparare e Pietro deve imparare ad iniziare una nuova vita”.

Veronesi è stato ispirato da alcuni fatti realmente accaduti. Racconta: “Mi era stata raccontata la storia di un amico che aveva perso la moglie e mi era stato detto: è come se da allora si fermasse davanti alla scuola della figlia ogni giorno. Questa immagine mi ha subito colpito”. Per la scena del salvataggio Veronesi ha usato un fatto a lui realmente accaduto: stava per affogare cercando di salvare una donna in mare; un trauma che lui ha vissuto, un momento in cui ha lui stesso ha pensato di colpire la donna, lasciarla andare e salvarsi. Il protagonista riflette dunque le vicende e i sentiementi dell'autore: entrambi sanno che ci sono alcuni limiti della coscienza di ciascuno che possono essere oltrepassati con molto facilità, il rischio è alto. L'intero romanzo non è dunque soltanto una storia di solitudine e sofferenza, ma emergono anche conflitti etici.
 

i-Italy ha avuto l'opportunità di intervistare Veronesi.

Che grado di attenzione pensa ci sia da parte dei lettori americani nei confronti della letteratura italiana contemporanea?
 

In questi giorni partecipo a NY al PEN World Voices Festival of International Literature, che raccoglie più di 100 scrittori provenienti da 40 nazioni diverse. Questo festival mostra il rinnovato interesse degli Stati Uniti per le culture straniere, dopo un periodo che potremmo definire di isolamento culturale a seguito dell'undici settembre. Dopo l'attacco terroristico, infatti, è come se gli Stati Uniti si siano chiusi in una sorta di autarchia, proteggendosi da qualsiasi forma di intromissione. Ma ora c'è un segno di cambiamento.
 

Pensa che ci siano elementi del suo libro che possono essere fraintesi a causa di differenze culturali?

Di sicuro alcuni elementi che descrivo nel libro sono assenti nella cultura americana. Mi sono chiesto se i lettori avrebbero compreso l'immagine di Pietro che trascorre la sua mattinata davanti ad una scuola, dal momento che i ragazzi qui vanno prevalentemente a scuola in autobus e non vengono accompagnato dai genitori. Forse sono scene che si collocano in un panorama estraneo, esotico, ma ciò non impedisce di cogliere il vero senso della storia.

E cosa pensa del 'caos calmo' intepretato da un newyorkese? L'intero romanzo ha un ritmo lento, sembra costruito per dare la rappresentazione fisica di un senso di immobilismo. Un newyorkese dalla vita frenetica può comprendere realmente l'idea di un caos calmo?

Sì, sono sicuro di sì. Generalmente più si è presi da nevrosi e più si cercano antidoti. L'America è il primo paese produttore di antidepressivi. Forse proprio per via delle loro vite frenetiche qui sono maggiormente predisposti a cogliere la necessità di fermarsi e riniziare tutto da capo, come capita a Pietro Palatini.

La conferenza viene chiusa dalla lettura di un brano tratto dal romanzo sia nella versione italiana che nella versione inglese, per voce di Veronesi e Moore, lasciando la sala affascianata.

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