"Terroni": quell'Italia unificata 150 anni fa

Luca Delbello e Letizia Airos (February 10, 2011)
Presentato al John D. Calandra Italian American Institute il libro di Pino Aprile che getta una luce alternativa sul significato dell'Unificazione d'Italia. “Il meridionalismo é una specie di costruzione dei vincitori di turno"

 “Reazioni di entusiasmo o irritazione latente” sono le parole che di Niccolò d’Aquino utilizza per descrivere l’accoglienza ricevuta da ‘"Terroni: tutto quello che é stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali", di Pino Aprile (Piemme 2010), saggio pubblicato di recente in Italia. Il giornalista di America Oggi ha decantato le doti divulgative e l’abilità di narratore di Aprile, spiegando al pubblico del fastidio di molti che lo hanno accusato di essere anti-leghista e borbonico.

La presentazione del libro si è svolta presso il John D. Calanda Institute, centro di ricerche e studi italo-americani
della City University di New Yok, presenti anche alla tavola rotonda il preside dell'Istituto, professor Anthony Julian Tamburri, ed il professor Peter Caravetta di Stony Brook.

La cosiddetta 'questione meridionale' è riemersa così con diverse sfaccettature, anche con un approccio, che in alcuni momenti, ha superato il contesto italiano.

Carravetta è intervenuto descrivendo il lavoro dell’autore come “misurato e appassionato, senza cadere nella trappola del razzismo”. “I pregiudizi producono costruzioni ideologiche” secondo il professore di Stony Brook; alcuni settentrionali hanno dunque creato una condizione di superiorità costruendo una “mentalità del subalterno”, per cui un buon numero di meridionali ha reagito e reagisce tuttora negando le proprie origini e la propria identità.

Per Carravetta "si comicia credere di sentirsi inferiori e quindi si ringrazia quando vien dato qualcosa, si entra in una dialettica di servo e padrone hegeliana...".

"Si é sempre meridionali di qualcuno". Ed ecco infatti l'emigrazione di massa. "Un sotto sviluppo strutturato, che teorizzarono pure gli austriaci con i milanesi. Il meridionalismo é una specie di costruzione dei vincitori di turno".

Dal canto suo Pino Aprile ha descritto con passione l’iter creativo che lo ha condotto a scrivere il suo libro. “Mi sono reso conto di essere meridionale mentre vivevo a Milano” ammette, “sei meridionale però sei bravo”, queste le parole che l’autore afferma di aver ricevuto durante la sua permanenza lombarda, come se la sua condizione “di meridionale” fosse una negatività congenita.

“La Puglia è stata il crocevia di differenti popoli…arrivavano per restare ed erano la ricchezza della regione”, adesso “l’abbattimento delle differenze è l’obiettivo della Lega”, prosegue attaccando il partito di Umberto Bossi. “Il Sud non era più povero del Nord prima del 1860”, Aprile ha detto ancora, “il meridione è diventato la colonia interna dall’Unità di Italia, dal momento in cui il Piemonte ha ottenuto il potere, in quanto è un territorio a cui il potere dominante ha portato via tutto”.

La risposta meridionale allo sfruttamento è stata la violenza delle mafie, creatasi dopo l’Unità; il banditismo e la fuga verso il “nuovo mondo” sono state altre valvole di sfogo. “La mafia versa il sangue al Sud e i soldi al Nord”, Aprile scuote ancora l’attento pubblico. E poi pochi sanno che il banditismo è invece un movimento identificato come criminale che ha in realtà visto molti uomini onesti difendere gli sfruttati e gli emarginati.

L’autore, con un’abilità retorica notevole, ha raccontato 150 anni di abusi e violenze commessi dal Piemonte nei confronti delle popolazioni meridionali. “Si è trattato dei primi campi di concentramento della storia”, afferma raccontando i soprusi commessi al Sud dai soldati, che avevano licenza di stupro e di uccidere.

Aprile ha posto poi l’accento sull’Unità d’Italia, sui festeggiamenti ai quali – ha detto - non partecipa attivamente nessun meridionale. Il vero sconfitto di questa unione, secondo Aprile, è il Sud, e l’Italia non ha ancora ammesso le sue colpe, la politica tenta di confondere la nazione con la menzogna di un’Italia unita e compatta. “L’unico modo per unirsi davvero è conoscere la propria storia e ricordare le proprie vittime”.

Il libro, che ha riscosso un gran successo di vendite e ha suscitato un forte dibattito in Italia, promette di non passare inosservato anche negli Stati Uniti, dove sarà presto tradotto. Come ha detto Tamburri il saggio di Aprile si presta ad essere anche un spiegazione di alcuni aspetti dell’emigrazione degli italiani all’estero "il lavoro di Aprile parla dell'Italia, ma spiega anche l'immigrazione degli italiani all'estero. E quindi questo istituto non poteva non occuparsene. Per questo faremo tradurre con Bordighera Press Terroni in inglese".

Per Niccolò d'Aquino "A 150 anni dell'Unitá d'Italia, é il libro giusto al momento giusto". Si tratta del un lavoro documentario di un giornalista sulla storia d'Italia simile a quelli di un grande come Indro Montanelli.

Aprile, citando studi del Consiglio Nazionale delle Ricerche e della Banca D'Italia, ha anche ricordato: "Il Sud Italia non era indietro ma anzi in alcuni settori era avanti al Nord. Partendo dal 1861 significa che gli eserciti distruggevano fabbriche e uccidevano persone, la ricchezza del Sud. Ci sono stati 80 anni di stragi, rapine, saccheggi e leggi a danno del Sud, per concentrare tutta la povertà d'Italia nelle sole regioni meridionali."

E poi fa un confronto con gli altri paesi: "L´Italia é nata nel sangue. Anche gli Usa sono nati nel sangue. Tutti i paesi nascono nel sangue. Anche noi, ognuno di noi é nato nel sangue, quello di nostra madre. Ma poi ci hanno pulito, allattato, coccolato, cresciuti... siamo diventati parte della famiglia. Ma il Sud é nato nel sangue e non é mai diventato della famiglia".

"Anche negli Stati Uniti c'é stata una guerra civile per unire il paese. Ma dopo gli studenti americani trovano gli eroi del Nord e del Sud nelle stesse pagine di storia. Sono eroi del loro paese, tutti cittadini dello stesso paese."

Non è stato e non è così in Italia secondo Aprile. Tornando al presente dice: "Oggi poi si punta all'abbattimento delle differenze, all'omologazione. Ma l'Italia é grande nel mondo per le sue differenze."

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