Claudio Baglioni @ NYU

Anna Capella (January 03, 2011)
Cludio Baglioni incontra il pubblico newyorkese alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della NYU. Più di due ore di divertente ed intensa conversazione

Disponibile, ironico, critico e divertente. Claudio Baglioni ha incontrato i suoi fan alla Casa italiana Zerilli Marimò di New York, prima dell'ultima tappa statunitense del suo tour mondiale 'One World', in programma questa sera all'Angel Orensanz Foundation (172 Norfolk Str., Manhattan). Letizia Airos (direttrice di questo sito), Mario Platero (corrispondente de Il Sole 24 Ore) e la scrittrice Tiziana Rinaldi Castro lo hanno intervistato prima di lasciare la parola al pubblico in sala.
 
Dopo 120 mila chilometri di viaggio in giro per il mondo, con date nei 5 continenti, Baglioni approda a New York con un'esibizione da solista “per la tipologia del teatro in cui suono: c'è un'acustica che ben si adatta a questa scelta. Ma ho voluto anche dare un po' di tregua ai miei strumentisti”.
 

Da Bruxelles a Tokyo, dall'Australia al Sudamerica, Baglioni ha incontrato gli italiani sparsi nel mondo. “C'è una coesione forte, una bella sensazione. Bisognerebbe rifondare un'Unità d'Italia con questo spirito dal 2011”. L'autore è molto sensibile al tema del viaggio e delle migrazioni. A Lampedusa ha creato il progetto O' Scia', una manifestazione artistica (a cui hanno aderito oltre 300 musicisti, con il sostegno dello Stato italiano, di Croce Rossa, Amnesty International e numerose ONG) “per promuovere la cultura del dialogo. Viviamo in un'epoca in cui prevale la paura e il vero problema è che manca il rispetto fra le persone per cui si tende a rifugiarsi nel potere. Io ho sempre preferito considerare il termine 'potere' come verbo nel senso di 'poter fare qualcosa'. Purtroppo oggi è utilizzato come sostantivo, 'il potere' come rifugio in un tempo in cui c'è una grave crisi nei rapporti interpersonali”.
 
Baglioni ha sottolineato come l'impegno degli artisti in buone cause non debba essere considerato un fatto straordinario o particolarmente meritevole.”Va fatto. Come pagare le tasse. E' necessario. E' la prima forma di solidarietà. Noi siamo soltanto degli amplificatori di un lavoro più intenso che fanno altri. Siamo come i trombettieri in un esercito, le battaglie vere le vincono altri”.
 
La curiosità del pubblico si è concentrata anche sulla scrittura dei testi. Con un'onestà spiazzante l'artista ha ammesso di fare un uso della parola più attento alla melodia che al contenuto. “Quando compongo sono terrorizzato dalle parole. Se potessi non metterle sarei felicissimo. Uso i termini per aggiungere musicalità alla scrittura musicale. Cerco dei giochi linguistici e l'idea di raccontare qualcosa passa in secondo piano”
 
Un pubblico caldo l'ha sostenuto per tutta la durata dell'incontro con applausi, domande, un interesse vivace alle tematiche trattate. C'è chi ha portato in regalo un ritratto, chi si è emozionato ricordando i versi di canzoni. Colonna sonora di una vita.

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