Alla scoperta dell'Italia, mangiando

A.B. (December 17, 2010)
L'ENIT organizza a New York un incontro con gli esperti della Dieta Mediterranea, non solo un regime alimentare sano ma un modo intelligente di viaggiare attraverso il Bel Paese

Midtown, Ristorante Luna Piena, l'Ente Nazionale per il Turismo porta a New York gli esperti della Dieta Mediterranea. Ed è il Direttore dell' ENIT Nord'America, Riccardo Strano, a parlarci della Dieta Mediterranea in chiave turistico-gastronomica. “Non è solo un regime alimentare sano ma può essere alla base di un viaggiare nuovo, intelligente, alla ricerca di quei prodotti tipici spesso difficilmente esportabili”.
 

Un appuntamento importante questo organizzato a New York, sopratutto dopo che il 16 Novembre la Dieta Mediterranea è entrata a far parte dei Patrimoni Immateriali dell'Umanità dell'UNESCO. “Si tratta di un progetto coordinato di intervento sugli Stati Uniti, finanziato dal Ministero dell'Agricoltura e da Federsanità Anci”, ci dice Guglielmo Trovato dell'Istituto di Medicina Interna e Terapia Medica dell'Università di Catania, “serve a valorizzare la ricerca che già esiste e ad informare sugli studi in corso sia italiani che americani”.
 
E gli Stati Uniti hanno parecchio a che fare con il modello nutrizionale ispirato alle tradizioni alimentari dei paesi Europei del bacino del mediterraneo. All'origine del nome dieta mediterranea ci sono, infatti, ricercatori stelle e strisce. Già nel 1948 uno studio della Rockefeller Foundation stabilì che le abitudini alimentari di alcuni paese dell'Europa Mediterranea erano efficaci per prevenire le malattie cardiovascolari. Gli studi individuavano una correlazione positiva tra dieta mediterranea e minore incidenza di alcune patologie croniche. “Una dieta equilibrata uno stile di vita salutare vuol dire meno diabete, meno obesità e meno malattie neurodegenerative, insomma una qualità della vita sostanzialmente migliore” continua Enzo Chilelli, Direttore Generale di Federsanità Anci.
 
E sicuramente un ruolo chiave nel portare alla ribalta la dieta mediterranea l'hanno giocata gli immigrati italo-americani negli Stati Uniti che hanno tentato di portare le loro abitudini alimentari nel nuovo mondo. Vito Teti ne Il colore del cibo: geografia, mito e realtà dell'alimentazione mediterranea scrive che “negli anni Cinquanta da un precedente rifiuto e disprezzo per l'alimentazione degli emigrati considerata carente ed insufficiente si passa ad un apprezzamento della cucina italiana”. Un mutamento di considerazione che è profondamente collegato, spiega Teti, ad un più generale miglioramento dell'immagine degli Italo-Americani in America.
 
Ma cosa significa dieta Mediterranea esattamente? Significa prodotti prevalentemente di origine vegetale, poca carne rossa, un po' di carne bianca, un po' più di pesce, pochi latticini, e poco buon vino “Qualità degli alimenti certificata da una normativa affidabile, qualità di conservazione, produzione e commercializzazione” spiega Guglielmo Trovato. La normativa Europea in particolare quella Italiana sull' agroalimetare è quanto di più elevato ci sia rispetto alla filiera del prodotto, ci dice Chilelli.
 
Dieta Mediterranea quindi come paradigma alimentare, culturale e turistico. A conferma di ciò la serata è proseguita con un excursus enogastronomico attraverso i prodotti ed i piatti tipici della penisola. Dagli scialatielli con le fave, alle orecchiette con cime di rapa, passando per i petti di pollo palermitani, la sogliola eoliana, tutto annaffiato da Prosecco di Zagara di Mandarino Aglianico del Vulture, e Chardonnay di Puglia.
 

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