Per parlare di... l'Aquila nel mondo. Palmerini alla Casa Italiana della NYU

Marcello De Marco (October 16, 2010)
Presentato alla Casa Italiana Zerilli-Marimò (NYU) il libro “L’Aquila nel Mondo” di Goffredo Palmerini. Un'occasione importante per parlare a New York di un terremoto che ancora colpisce. Con lui Letizia Airos e Mario Fratti ed un pubblico molto attento che ha posto diverse domande

È passato ormai più di un anno dal drammatico terremoto che ha colpito l’Abbruzzo nella primavera del 2009, e in questo lasso di tempo molti libri sono stati  dedicati a commentare e ricordare la tragedia - e la risposta ad essa - degli abitanti del capoluogo devastato.

Uno particolare è “L’Aquila nel Mondo”`che Goffredo Palmerini aquilano doc, politico e giornalista, ha presentato la sera del 14 Novembre alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della NYU. In questo volume la raccolta di suoi articoli ma anche quelli di giornalisti italiani al di fuori dei confini nazionali che parlano della città dell'Aquila.

Palmerini ha anche un curriculum politico interessante che lo ha visto dedicare grande impegno nella gestione culturale dell’Aquila. Prima consigliere comunale, poi assessore e infine vice sindaco. E’ attivo a livello letterario con la produzione di saggi e articoli che gli hanno fruttato numerosi riconoscimenti. E’ infine anche rappresentante dell’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie degli Emigrati).

Il suo grande interesse per gli italiani all’estero lo ha spinto negli anni a creare e tenere viva una rete di giornalisti abruzzesi, e più genericamente italiani, oltreconfine che informa costantemente. Questo con un vero e proprio network attraverso email che quotidianamente aggiornano con articoli e immagini da tutto il mondo.

L’elegante cornice della biblioteca della Casa Italiana Zerilli-Marimò nel Village, trasuda cultura ma anche un’accogliente informalità, ed era perfettamente in tono con lo spirito dei relatori: Palmerini, Letizia Airos, giornalista direttrice di i-Italy firmataria della prefazione del libro, e lo scrittore di teatro Mario Fratti, entrambi di origine abruzzese.

E’ sorta  una discussione che ha coinvolto anche il pubblico presente e ha toccato sia gli aspetti della gestione politica del dopo terremoto che quelli della reazione degli aquilani.  Di cosa sta accadendo nel capoluogo abruzzese, sia per quanto riguarda la ricostruzione materiale che morale.

L’Aquila non è nuova a questo genere di tragedie. Gli stessi colori civici del capoluogo derivano dal terremoto del 2 Febbraio 1703, giorno della Candelora, che colpì proprio durante la processione celebrativa causando più di 6000 morti.

Da allora il nero e il verde sono a memoria indelebile del lutto e della speranza di rinascita. Questo animus pugnandi non ha mai abbandonato gli aquilani, ed è per esempio sfociato in un moto di orgoglio con la rimozione delle macerie dal centro storico ad opera degli abitanti stessi lo scorso marzo, riuscendo a richiamare attenzione sulla situazione ancora critica della città. Un’attenzione che si stava affievolendo. È appunto questo l’argomento principale toccato durante l’evento, e cioè la gestione del post terremoto.

Palmerini, pur confermando l’efficacia nel breve periodo delle misure straordinarie adottate subito dopo il disastro (che hanno portato alla costruzione di vere e proprie abitazioni nel giro di un’estate) ne ha sottolineato alcuni lati meno pubblicizzati e, soprattutto, più oscuri che sono sconosciuti al di là dei confini comunali anche a causa del silenzio di buona parte della stampa.

Il progetto Aquila 2 (la ricostruzione di una nuova città) – fortunatamente e fortuitamente abortito - è uno dei punti che più avevano destato la preoccupazione dello scrittore. L’idea era di non ricostruire le unità abitative distrutte, bensì creare un centro urbano satellite, ex novo. Il problema in questo caso sarebbe stato duplice: da un lato sarebbero stati distrutti i rapporti sociali instaurati da anni di vicinato tra i residenti, che si sarebbero ritrovati a vivere in una vera e propria nuova città, con nuovi punti di riferimento e aggregazione. Dall’altro si sarebbe compromessa l’anima urbana della prima città al mondo progettata a tavolino con 99 castelli che amministravano il territorio Aquilano prima della creazione dell’abitato.

Palmerini ha fatto notare come la gestione centralizzata da parte dello Stato della crisi, per quanto efficace sotto alcuni punti di vista, rischi appunto di snaturare l’anima dell’Aquila.
Un’alternativa a tale centralismo sarebbe stata l’opzione seguita, per esempio, dal territorio di Gemona dopo il sisma del ’76. In quel caso furono i singoli comuni a gestire la ricostruzione, mantenendo così relativamente inalterato il tessuto urbano storico.

Un eccezione abruzzese è stata Onna, comune di 400 abitanti che ha perso nel recente terremoto quasi il 10 percento della popolazione. Grazie agli aiuti della Germania, che aveva un debito con Onna dalla fine della II guerra mondiale, quando i tedeschi in ritirata decimarono la popolazione del paese, il comune è riuscito ad autogestire la propria ricostruzione e mantenere relativamente inalterato il proprio territorio.

Onna è un’eccezione non solo per le modalità della ricostruzione, ma in generale per la situazione dei comuni circostanti l’Aquila. Si è fatto altrove ancora molto poco, se non niente, non solo per ricostruire, ma anche semplicemente per rimettere in sicurezza le frazioni minori colpite. La triste impressione è che non avendo la visibilità del capoluogo, la loro situazione venga trattata come un problema secondario.

Si è parlato anche allo spostamento del G8 dall’isola della Maddalena all’Aquila. Tale decisione è riuscita ad attrarre l’attenzione mondiale sul capoluogo abruzzese, prima praticamente sconosciuto al di fuori dell’Italia. Tuttavia a fronte delle promesse di solidarietà di molte nazioni, ad oggi, secondo Palmerini, sono state mantenute solo quelle di Cina, Francia, Russia e Azerbaigian. Gli Stati Uniti ancora non si sono mossi.

Grande partecipazione e solidarietà concreta invece da parte di tutti gli abbruzzesi, e non solo, nel mondo che hanno raccolto spesso significative somme di denaro per aiutare i loro conterranei.

Il problema fondamentale dell’Aquila oggi è che per la sua ricostruzione completa sarebbero necessari 30 miliardi di Euro, ma ne sono stati stanziati dal governo solo 6, a cui si aggiungono 500 milioni dall’Unione Europea. A questa mancanza di fondi si aggiunge la situazione di crisi economica provocata dal terremoto: l’Aquila è una città studentesca, e dopo la catastrofe molti studenti hanno abbandonato l’Università. Ad oggi l’ateneo è in deficit di 8000 studenti, con ripercussioni importanti sull’economia cittadina.

Palmerini è tuttavia riuscito anche a vedere una nota positiva nella catastrofe: grazie ad essa l’Aquila ha acquisito la visibilità internazionale che una città di tale importanza storico-artistica merita.

Il terremoto ha dato inoltre l’impulso a una grande produzione artistica che va al di là dei confini della cronaca e della saggistica (che da sole contano già più di 50 pubblicazione sul tema) e tocca il teatro (ricordata la presente Valentina Fratti che ha scritto un testo in cui il terremoto risveglia i martiri sepolti nel capoluogo) e il cinema (una produzione dell’Accademia Cinematografica dell’Aquila sul terremoto è stata presentata e acclamata al Festival di Venezia).

La speranza di Palmerini, e certo di tutti gli aquilani, è che la situazione del capoluogo non cada nell’oblio, ma al contrario il dramma subito sia un’occasione di rinascita e crescita, sempre seguendo i vincoli storico-artistici intrinseci a una città di tale importanza culturale, e di rinomanza al di fuori dei confini nazionali. 

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