Festival Internazionale del giornalismo di Perugia. La libertà di stampa secondo Saviano e Al Gore

Francesca Di Folco (May 27, 2010)
Roberto Saviano e Al Gore, ospiti d'eccezione al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, discutono su un tema molto caldo in questi giorni nel Belpaese: la liberà di stampa.

“E’ difficile passare dal buio alla luce... ”

Con queste parole apre il meeting più atteso del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.

A pronunciarle Roberto Saviano. Lo scrittore-giornalista partenopeo dà il la ad una serata che è un evento in sé: dopo di lui un ospite d’eccezione, Al Gore.
 

Seicento giovani in sala dopo una fila di quattro ore per entrare al Morlacchi, teatro storico di Perugia. Trecento almeno rimasti fuori, davanti ai maxischermi. Reporter in erba plaudono al coraggio, al valore, alla tempra di un trentenne, poco più grande di loro: è l’orgoglio di avere un connazionale che rischia la vita per il suo mestiere. 

Standing ovation per Saviano...
 

Per lo scrittore il Festival del Giornalismo è “il contesto adatto” per rispondere alle dichiarazioni del Primo Ministro secondo cui “la mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo, ma è quella più conosciuta anche per i film e le fiction che ne hanno parlato, come le serie della Piovra e in generale la letteratura, Gomorra e tutto il resto”.
 

Per il Premier questi prodotti culturali sono “supporto promozionale” alla mafia.
 

La platea non condivide... 
 

L'autore del best seller non concepisce perché “scrivere di mafia venga visto come un modo per diffamare il proprio Paese”. Si chiede come sia possibile “vivere senza libertà, sotto scorta ed essere accusato di fiancheggiare le mafie?” Saviano è categorico: “com'è pensabile dire una cosa del genere?”, ripete. La sua ironia è tagliente, amara: “Scrivere allora coadiuva le mafie... Chi denuncia ne appoggia l'operato...” Non ritiene le accuse uno scivolone di qualche politico, ma un errore di valutazione pesante su chi combatte le mafie, sulla moralità di coloro che vi si oppongono.

E per farlo rischiano la vita in primis.
 

La sua non è una reazione “di stomaco”, ma “di testa”: lo scrittore riflette sulle tante persone che vivono la sua stessa condizione. La mente va a tutti coloro che per scrivere sono calunniati, per rivelare verità scomode sono distrutti nell'immagine e nella reputazione, per svelare il marcio uccisi.

Roberto Saviano risponde a chi lo accusa di infamare l'Italia con un video-clip...

Partono le immagini dei giudici Falcone e Borsellino...         
                                                  

Echeggiano le parole di Borsellino che commemora il collega ucciso nella strage di Capaci. In sottofondo frasi celebri dei due: “la gente fa il tipo per noi” di Falcone e “bisogna coinvolgere tutti nel sentire la bellezza del fresco profumo di Libertà e rifiutare il puzzo del Compromesso morale, dell'indifferenza e quindi della complicità” di Borsellino.
 

La platea si apre in un applauso riconoscente al sacrificio di questi eroi della nostra Repubblica.
 

Per l'autore di Gomorra la lotta alle mafie non è solo frutto di “repressione delle forze dell'ordine” condotta “in maniera isolata dalla gente, lontana dalla mentalità dei più”. Saviano accende i riflettori sul contrasto alle mafie come valore in sé, movimento culturale di risveglio delle coscienze, rivoluzione della forma-mentis criminale.

Sradicare la mafia, defraudando l'essenza dei Clan, estirpandone la natura stessa. 

Lo scrittore sottolinea la forza, l'importanza, il potere della parola: per Saviano bisogna parlare, raccontare, farsi capire. Dialogare con tutti. Non solo con chi è “dalla tua”, ma con chiunque. La lotta alla mafia non deve passare come uno scontro ideologico, ma una battaglia per la legalità. Perché coinvolga tutti... Sia condannata da tutti.
 

Il Saviano-narratore ci ipnotizza. Il tono pacato stride con le realtà scottanti.

Descrive come si “vota” nelle regioni del Sud. Lo scrittore sostiene che i voti di scambio valgono somme minime, cifre irrisorie: sono venduti con la promessa di un posto-auto sotto casa, per un cellulare o persino meno, appena 22 euro. 
 

Lo scrittore provoca: “Si sta svuotando il concetto della democrazia. Lo Stato non s'impone. Le organizzazioni criminali fiutano debolezze nelle istituzioni. Non ricevono aut-aut. E spadroneggiano”. Per i pavidi, nelle situazioni di comodo è meglio “accontentarsi di piccoli favori del sottobosco mafioso -ironizza l'autore- che sperare in aiuti dallo Stato”.
 

Saviano è sferzante. Obbliga a riflettere. Ci trascina nel cuore delle vicende. Il suo diktat attraversa mente, anima, coscienza. Ci coinvolge in realtà che ci riguardano.

“Si sa cosa dobbiamo fare, come bisogna agire e reagire a certi avvenimenti -conclude lo scrittore- si deve solo comportarsi di conseguenza”.

Per l'autore di Gomorra anche quando “la soluzione sembra difficile da trovare, lontana da realizzare, quasi impossibile da raggiungere bisogna agire come, in effetti, già si sa”.

Nella legalità. Con criterio. Secondo coscienza. Questi i pensieri che ci aleggiano in mente. Non siamo parte di realtà già determinate. Con un testimonial d'eccezione come Roberto Saviano siamo convinti che lo scenario criminale possa tramutarsi in status di legalità.
 

Opporsi all'omertà. Denunciare connivenze mafiose. Combattere il malaffare. Devono essere “must” di vita.

Aver il coraggio di cambiare. Rinnegare i compromessi. Ribellarsi alle complicità. Prove di civiltà.
 

Applausi a scroscio per Saviano, pubblico quasi in trance. La kermesse ha in scaletta una “staffetta” tra grandi: lo scrittore partenopeo lascia il testimone all'altro ospite d’onore, Al Gore.
 

L’ovazione è unanime: giovani “apprendisti” del mestiere e professionisti della notizia applaudono l’ex Vice-Presidente degli Stati Uniti, Premio Nobel per e co-fondatore di Current Tv.
 

Al Gore è compiaciuto dell'accoglienza, contraccambia lo spirito del Morlacchi.

L’ex leader politico parla dell'attuale fase del giornalismo come di un periodo di “transizione storica”, in cui l’informazione sta attraversando un momento di “crisi profonda”.
 

Con un salto indietro nel tempo, al '500, alla nascita della stampa, Al Gore ricorda come uomini di tutte le classi sociali impararono a leggere e, via via, a scrivere. Intellettuali e non, misero in circolo un processo di conoscenza, rivoluzionarono un intero “ecosistema” del sapere: con l’avvento della stampa si poté esaminare i fatti, comprenderne il senso, comunicarli ad altri. Condividere e giudicare ciò che doveva essere cambiato.

Così, per Al Gore, si “demolirono differenze sociali” e si “regolò il dominio della ragione” nelle comunità. Per il leader statunitense da qui partì “il sogno della Democrazia”.
 

Dalle “rivoluzioni” della modernità alle “involuzioni” del 2010. L'ideatore di Current teme quella che definisce junk information della Tv. Il piccolo schermo “inverte il flusso delle news: dalla febbrile ricerca nell'epoca della stampa, all'inattività di oggi”. Le news della Tv sono a senso unico, dirette dal media al soggetto. Riducono l'agire umano a mera ricezione passiva, senza risposte critiche. Inaridiscono l'informazione.

“Se si guarda troppo la TV non si sviluppano i muscoli della Democrazia”, esclama un acceso Al Gore.
 

L'alternativa? Il Premio Nobel strizza l'occhio all'on-line Journalism.    

Per Gore Internet non è solo un'inesauribile fonte di ispirazione per giornalisti. Il Web ha una marcia in più: consente di “improvvisarsi reporter”. Tutti possono guardarsi intorno, notare ciò che non va e scriverne sul proprio blog o sul profilo Facebook. In Rete blogger, social networker raccolgono notizie, discutono su temi, confrontano opinioni.              
 

Del new extended journalism Al Gore apprezza oltre al valore informativo delle news, le critiche costruttive, lo spirito di denuncia, i tentativi di cambiamenti per migliorare la società.
 

Informare. Comunicare. Creare Comunità virtuali, con mission reali.

Al Gore riflette che “la televisione, con i suoi limiti, rimane un mezzo popolare al quale ha accesso un numero di utenti ancor di gran lunga superiore a quelli della Rete. Al Gore auspica un future journalism in cui TV e Internet s'intreccino, gli styles dei due media si fondino l'uno nell'altro per creare generi di news innovativi.

Tempestività, dinamismo, interattività di Internet ben si sposano col pubblico di massa di Tv. 
 

La sua Current TV prende spunto da questo media mix. 

L'incontro entra nel vivo, stimola idee, fucina riflessioni. L’atmosfera già accesa del teatro si fa incandescente.

Al Gore si addentra nella realtà informativa del Belpaese: non intende “valutare” lo stato del giornalismo nostrano, perché, riconosce di “non essere autoctono”, ma, da dirigente di un network che opera in Italia, ha le carte in regola per “criticare” i meccanismi d'informazione in Italia.
         

Per l'ex leader politico, quella attuale, oltre che una fase di transizione storica, è un frame di crisi economica e ideologica.

L'economica dei media italiani è simile a quelli americani: Gore stima che tanti Paper sono in bancarotta, perdono sempre più denaro. Il modello di business “è fallito e non si è elaborato un altro standard”. 

Per il premio Nobel solo “innovazione e business del giornalismo assicurano autonomia economica e dunque indipendenza ideologica”. Il Gore Tought è fin troppo chiaro. Le testate in deficit sono in bilico: la carenza economica ne condiziona l'indipendenza. Le rende ricattabili. Mette a rischio la libertà d’espressione.
 

Va da sé che la qualità delle notizie ne soffre. Lo spirito del giornalismo è defraudato nella sua essenza. Privato della sua natura di denuncia.

Il fondatore di Current nomina giornalisti italiani che, a suo avviso, hanno “subito una situazione di cambiamento”. E' trascinante sentire, per bocca di Gore, pilastri del nostro giornalismo.
 

Cita Michele Santoro, a cui ha chiesto di trasmettere lo show, Annozero, su Current TV: con ironia sostiene che forse, proprio per il fatto di “non esser italiano”, non comprende l'“anomalia”, tutta nostrana, per la quale “più ci si avvicina alle elezioni e più i talk show politici vengono decretati fuori programma”. Loda Milena Gabanelli per il taglio investigativo del suo Report, autentiche inchieste d'indagini. Rende omaggio a Enzo Biagi per l’obiettività di stile, la classe professionale, augurandosi che “lo spirito del grande giornalista possa rivivere su Current TV”.
 

Il pubblico del Morlacchi è incontenibile...
 

L’ex Vice-Presidente Usa chiude con una riflessione: nel giornalismo ci sono molte opportunità professionali, ma occorrono qualità d’eccellenza. I reporter devono dimostrare coraggio nell’affrontare situazioni rischiose e indipendenza di giudizio per l'onestà intellettuale.
 

A costoro è assegnato il mandato di testimoni delle verità più scomode.

Battute finali a Roberto Saviano che s'esprime così sul respiro autentico della professione-reporter: “Mi piacerebbe che qualcuno diventi voce di qualcun altro. E’ lo spirito universale del giornalismo, l’anima della parola risiede nel far passare tutte le storie, nel raccontare anche le contraddizioni degli altri Paesi”.
 

S’è volato alto a Perugia…

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